Soccer


Italia, ci eravamo troppo... illusi: è un disastro annunciato
Dall'Europeo a oggi inseguiti dallo stesso problema del gol. E il futuro è tutto di nuovo da scrivere
Forse ci eravamo solo illusi o, forse, più probabilmente, abbiamo preferito chiudere gli occhi di fronte a problemi che c'erano ieri e ci sono oggi e che, alla fine, ci sono costati il secondo Mondiale consecutivo. Sia chiaro, non c'è paragone tra il percorso fatto da Ventura e quello fatto da Mancini e viene difficile, anche in fondo a questa notte orrenda, gettare la croce su un ct che, comunque, qualche colpa l'ha avuta ma ha dato moltissimo al nostro movimento riportandoci in vetta all'Europa. L'Italia ereditata dopo il disastroso playoff contro la Svezia era una Nazionale finita e da ricostruire e, tutto sommato, da inventarsi. E questo è quel che ha fatto Mancini: ha scelto giocatori che fossero adatti a un palleggio stretto e ha cercato certezze nella tecnica di gruppo non avendo a disposizione un fuoriclasse assoluto. Ha costruito certezze e coltivandole ha motivato un gruppo che si è sentito così forte da arrivare al successo europeo di qualche mese fa.
Proprio in quel trionfo, però, abbiamo preferito avere uno sguardo miope, dimenticando che si era vinto, certo, ma che dopo l'ottimo girone, era stato necessario andare ai rigori per arrivare fino in fondo (contro Spagna e Inghilterra, ndr). Il motivo? Lo stesso di oggi: l'Italia segna poco e segna poco perché davanti gli mancano un centravanti e centimetri. Il che, detto in altre parole, significa che se sblocchi le partite poi magari finiscono in goleada, altrimenti rischi sempre di ingarbugliarti e, alla fine, di perdere come questa sera per un tiraccio da fuori. 
Nella mancanza di soluzioni offensive differenti è impossibile non vedere qualche colpa del ct. Non tanto per non aver lanciato, in questi mesi, giocatori alternativi a Immobile e Belotti, quanto per non aver trovato soluzioni di gioco per i momenti difficili delle partite, per non aver sostanzialmente mai provato ad affiancare una punta a una punta, Raspadori a Immobile o, per dirla con gli uomini di oggi, Joao Pedro a Immobile. Poi, chiaramente, in questo conto che non torna ci sono i numerosi errori commessi da settembre a oggi. Il pareggio con la Bulgaria, i due rigori clamorosamente sbagliati con la Svizzera, le molte occasioni sbagliate contro la Macedonia del Nord che, diciamolo senza mezzi termini, non è una squadra nemmeno lontanamente paragonabile alla nostra. 
Di certo domani sarà una nuova alba, in cui tutto verrà rimesso in discussione, perché l'Italia, l'Italia campione d'Europa, non partecipa a un Mondiale da una vita e nelle ultime due edizioni in cui era presente è sempre uscita ai gironi. Non saremo i migliori del mondo, ma questa non è certamente la nostra dimensione. Cosa succederà adesso è difficile dirlo, proseguire o no con Roberto Mancini sarà una delle scelte - difficili e coraggiose - da fare. In ogni caso, immediatamente dopo, bisognerà riprendere a lavorare per un futuro diverso. Un futuro in cui l'Italia torni a farci sognare, magari illudendoci, certamente facendoci chiudere un po' gli occhi.